“È successo durante la pandemia. Io non sono una che ha mai voluto cambiarsi i connotati. Mi sono sempre accettata con i miei difetti. Ma a un certo punto quello che ero diventata fuori non mi rappresentava più. Mi guardavo e pensavo: ‘Tu non sei questa’. Dovevo fare ordine, e ora che c’è è tutto nuovo, come se avessi ricominciato, come se fossi nel mio giardino inesplorato e ogni filo d’erba è stupore che mi godo.
Non si dimagrisce perché la società ci vuole magri, ma perché tu lo vuoi.
Io l’ho fatto perché in quell’altro corpo non mi sentivo più io. Così ho difeso il sogno che avevo di me. Ho imparato a non avere paura dell’onestà di chiedersi: ‘Chi sono?’ e avvicinarsi a quello che si crede di volere. A volte ci disinneschiamo da soli.
Burrosa? ‘Dimagrisci’.
Scheletrica? ‘Fortificati’.
Sposata? ‘Sbagliata’.
Single? ‘Sfigata’.
E invece c’è morbidezza nella magrezza. E potenza nella fragilità. E maternità anche se non sei madre. Conta chiudere gli occhi e ascoltarsi. E non accettare mai che qualcuno ti dica quando, se e come cambiare. Perché, se comunque sei non vai bene, allora vai bene in fondo solo se vai bene a te”.